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lunedì 29 settembre 2014

Sauvageonne 2009, Vin de France, Domaine des Griottes

di Daniele Tincati



Negli ultimi tempi circolano sempre di più sulla mia tavola delle bottiglie provenienti da due regioni della Francia che ho sempre snobbato, fino ad ora.
Loira e Languedoc-Roussillon non mi hanno mai attirato più di tanto in passato.
Ultimamente invece (si tratta poi ormai già di 2-3 anni) sto scoprendo vitigni poco conosciuti e riscoprendo altri come non li conoscevo.
Si perché la Loira è la patria, fra l'altro, del Sauvignon.
E qui niente di strano ma, oltre al Sauvignon classico come te lo puoi aspettare e come lo trovi più o meno anche in Italia e in altre nazioni, si trovano i Sauvignon che non sanno di Sauvignon.
E qui scatta la molla.
Perché ?
Perché c'è qualcuno che vinifica in modo tradizione e non usa cose che portano in tutto il mondo a trovare Sauvignon che hanno più o meno gli stessi sentori che ben conoscete.
A dir la verità se ne possono trovare anche da noi di veramente buoni e che non sanno di Sauvignon.
Ma allora qual è il vero Sauvignon ?
Di cosa sa ?
Che profumi ha ?
Io ancora non l'ho capito, ma mi sono stufato del bosso, della foglia di pomodoro e della piscia di gatto.
Poi ci sono certi che hanno pompelmo e fiori di sambuco di precisione chirurgica.
In questo caso, resettate tutto ed aprite il naso e la mente.
Intanto prendo la bottiglia dalla cantina, è coricata, e vedo sul vetro un deposito di fondo notevole, quasi fosse un rifermentato.
Ma il tappo è di sughero a raso e quindi non può essere.
Decido di mettere la bottiglia in piedi ed aspettare ad aprirla giusto in tavola, anche se è un 2009.
Saggia decisione perché certi vini, una volta aperti, si ossigenano e deperiscono rapidamente.
Quando stappo il vino è ancora chiuso, ma non ha sentori anomali, è semplicemente senza profumi.
Nel bicchiere si apre presto, rimanendo però molto tenue.
Profumi delicati di frutta a polpa gialla, ben matura, qualche soffuso accenno di spezie, ma non decifro più di tanto.
Agitando esce una nota eterea volatile decisa ma non fastidiosa, che si reintegra rapidamente nella frutta.
Avete presente quel sentore che sprigiona anche la frutta tropicale quando è matura ?
Ecco, quello.
All'assaggio da il suo meglio.
Presenta una leggerissima carbonica residua che stimola la beva.
Agitando il bicchiere sparisce completamente, riportando in equilibrio l'assaggio che sfodera una bella morbidezza polposa.
Freschezza contenuta ma presente, e sapidità ben integrata.
Non riesco a capire se ci può essere un leggero residuo zuccherino, ma penso di no perché con quel fondo sarebbe difficile.
La sensazione è quella del succo di frutta.
Non scherzo, la prima cosa che mi è venuta in mente è quella.
Ma come si fa a fare un vino che, dopo 5 anni in bottiglia, sembra un succo di frutta ?
Sinceramente lo devono sapere in pochi, perché fino ad ora non me ne erano mai capitati.
Magari non lo sa neanche quello che lo ha fatto, gli è venuto a caso, boh....
Sarà forse per l'alcool che, nonostante il 13%, non si sente per nulla.
Vi assicuro che ho rischiato di finire la bottiglia, non da solo, ma in due, anche se mia moglie non ha contribuito un gran che.
Decido di tenerne un poco da parte.
Tappo con pompettina e metto in frigo.
Dopo un paio di giorni verifico la tenuta.
Ahimè, quel poco è ormai andato, e la parte col fondo è davvero pesantemente alterata.
Peccato, la prossima volta non vedrà l'alba del giorno dopo.
Conferma che certi vini hanno scarsa tenuta, ma regalano soddisfazioni incredibili ed impensabili per altri che sono stabili ma statici.
O per lo meno, le regalano a me, in questo momento.
Magari alcuni preferiscono vini che aprono e si bevono un bicchiere al giorno per una settimana.
Questione di gusti e di esigenze.
Io resto in ricerca, poi vi dico....

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